Di seguito una breve descrizione delle principali problematiche psicopatologiche e psicologiche di cui mi occupo sottolineando le caratteristiche peculiari e i sintomi tipici di ciascuna di esse.
Disturbid'ansia
Ansia generalizzata
Il Disturbo d’Ansia Generalizzata è caratterizzato da un senso d’ansia e di preoccupazione costante ed eccessiva, sproporzionata rispetto alla realtà dei fatti, che si manifesta in una varietà di attività o eventi (es: le routines da compiere, le responsabilità, le questioni economiche, la propria salute e quella dei familiari, le disgrazie che possono capitare).
- La persona presenta 3 o più dei seguenti sintomi per almeno 6 mesi: irrequietezza, sentirsi “con i nervi a fior di pelle”, costante affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, facile irritabilità, tensione muscolare e alterazioni del sonno
- La persona ha difficoltà a controllare la preoccupazione per eventi o attività anche poco importanti che teme di non poter gestire, o per pericoli molto lontani dalla quotidianità e che si verificano raramente, ma che vengono percepiti come imminenti e minacciosi
- Significativo disagio e una compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo, familiare e nelle aree più importanti della sua vita
L’elemento centrale del disturbo è il rimuginio, ovvero il continuo pensare e ripensare agli eventi negativi che potrebbero capitare, con l’obiettivo di prevederli, prevenirli e prepararsi ad affrontarli. Questo processo riguarda la preoccupazione verso eventi futuri, percepiti come pericolosi, per i quali l’individuo sente la necessità di prepararsi, di trovare le soluzioni possibili per gestire queste minacce.
Le persone con Disturbo d’Ansia Generalizzata percepiscono il rimuginio come incontrollabile, non riescono a interromperlo sebbene avvertano un aumento del malessere correlato a tale stile di pensiero. Tuttavia rimuginando l’individuo ha l’impressione di potersi preparare ad affrontare la situazione e di sentirsi quindi maggiormente sicuro. In realtà, però, è proprio l’atto del rimuginare ad accrescere ulteriormente i sintomi ansiosi, creando un vero e proprio circolo vizioso che si autoalimenta.
Ansia sociale
Il Disturbo d’Ansia Sociale è una condizione di disagio e paura marcata che un individuo sperimenta in situazioni sociali nelle quali vi è la possibilità di essere giudicato dagli altri, per timore di mostrarsi imbarazzato, di apparire ridicolo o incapace ed essere umiliato di fronte agli altri.
- Paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri, come essere osservati o eseguire prestazioni di fronte ad altri
- L’individuo teme che agirà in modo tale da essere criticato o manifesterà sintomi di ansia che saranno valutati negativamente e porterebbero a un rifiuto
- Le situazioni sociali temute provocano quasi invariabilmente paura o ansia
- Le situazioni sociali sono evitate oppure sopportate con paura o ansia intense
- La paura o l’ansia risultano sproporzionate rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione sociale e dal contesto socioculturale
- La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente 6 mesi o più
- Il disturbo provoca un forte disagio e la compromissione del normale funzionamento individuale e non è attribuibile all’assunzione di sostanze o a un’altra condizione medica
L’elemento centrale del disturbo è il rimuginio, ovvero il continuo pensare e ripensare agli eventi negativi che potrebbero capitare, con l’obiettivo di prevederli, prevenirli e prepararsi ad affrontarli. Questo processo riguarda la preoccupazione verso eventi futuri, percepiti come pericolosi, per i quali l’individuo sente la necessità di prepararsi, di trovare le soluzioni possibili per gestire queste minacce.
Le persone con Disturbo d’Ansia Generalizzata percepiscono il rimuginio come incontrollabile, non riescono a interromperlo sebbene avvertano un aumento del malessere correlato a tale stile di pensiero. Tuttavia rimuginando l’individuo ha l’impressione di potersi preparare ad affrontare la situazione e di sentirsi quindi maggiormente sicuro. In realtà, però, è proprio l’atto del rimuginare ad accrescere ulteriormente i sintomi ansiosi, creando un vero e proprio circolo vizioso che si autoalimenta.
Panico
Il disturbo di panico è un problema d’ansia caratterizzato dalla regolare e frequente manifestazione di attacchi di panico. L’attacco di panico è un episodio di ansia acuta, nel quale si verifica un repentino e incontrollato aumento della paura in risposta a qualcosa che viene percepito come un pericolo: tale paura insorge in modo improvviso e intenso, ma ha generalmente una durata molto breve.
- Ricorrenti attacchi di panico inaspettati, che compaiono improvvisamente a partire da uno stato di quiete oppure da uno stato ansioso. Un attacco di panico è costituito da almeno quattro dei seguenti sintomi:
- palpitazioni, percezione di un aumento del battito cardiaco e tachicardia;
- sudorazione eccessiva;
- tremori di lieve o forte intensità;
- mancanza d’aria o sensazione di soffocare;
- dolore o fastidio al petto;
- nausea o disturbi addominali;
- sensazione di vertigine, instabilità, percezione di svenimento (di “avere la testa leggera”), confusione mentale;
- brividi o vampate di calore;
- sensazioni di formicolio o intorpidimento;
- sensazione di irrealtà (pensare che ciò che si vede o sente non sia reale) e di essere staccati da sé stessi.
- Due pensieri di solito accompagnano l’attacco di panico:
- paura di perdere il controllo o di “impazzire”;
- paura di stare per morire.
- L’attacco di panico è accompagnato, per almeno un mese, da una costante preoccupazione di avere un altro attacco e da significative modifiche del comportamento evitando situazioni o luoghi percepiti come pericolosi e mettendo in atto strategie, spesso poco utili e controproducenti, per proteggersi da un eventuale attacco
Nel disturbo di panico la persona percepisce alcune sensazioni corporee come molto pericolose interpretandole come segnali di un’imminente e gravissima minaccia per la salute.
In seguito adotta stili di pensiero scarsamente utili, come il rimuginio, ovvero il continuo pensare e ripensare agli eventi negativi che potrebbero capitare, con l’obiettivo di prevederli, prevenirli e prepararsi ad affrontarli. Sebbene risulti spesso incontrollabile e correlato a un aumento del disagio, rimuginando l’individuo ha l’impressione di potersi preparare ad affrontare la situazione e di sentirsi quindi maggiormente sicuro.
Agorafobia
È un disturbo caratterizzato da intensa paura o ansia relative al trovarsi da soli in luoghi da cui potrebbe essere difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere immediatamente disponibile un aiuto in caso di comparsa di sintomi di tipo ansioso.
- Marcata ansia in almeno due delle seguenti situazioni: mezzi pubblici, spazi aperti, luoghi chiusi, folla
- Pensiero che potrebbe essere difficile fuggire da queste situazioni o potrebbe non essere disponibile un aiuto in caso di sintomi di panico
- Le suddette situazioni sono evitate o implicano la presenza costante di un compagno
- La paura risulta sproporzionata rispetto al pericolo reale
- La paura, l’ansia o l’evitamento di solito durano da almeno sei mesi
Nell’ agorafobia la persona percepisce alcune sensazioni corporee come molto pericolose interpretandole come segnali di un’imminente e gravissima minaccia per la salute.
In seguito adotta stili di pensiero scarsamente utili, come il rimuginio, ovvero il continuo pensare e ripensare agli eventi negativi che potrebbero capitare, con l’obiettivo di prevederli, prevenirli e prepararsi a affrontarli. Sebbene risulti spesso incontrollabile e correlato a un aumento del disagio, rimuginando l’individuo ha l’impressione di potersi preparare ad affrontare la situazione e di sentirsi quindi maggiormente sicuro.
Fobia specifica
Una fobia è una paura marcata nei confronti di un elemento specifico (oggetto, situazione, animale, luogo, ecc.) sproporzionata, sempre presente e spesso irrazionale rispetto alle paure comuni.
- L’elemento fobico causa quasi sempre paura e ansia immediate.
- L’elemento fobico viene attivamente evitato o vissuto con paura e ansia marcate.
- La paura e l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dallo stimolo fobico
- La paura e l’ansia sono sempre presenti e durano più di 6 mesi.
- La paura e l’ansia causano significativo disagio e compromissione del funzionamento relazionale, lavorativo e in altre aree importanti.
Comportamenti tipici di chi soffre di fobia specifica sono spesso riconducibili all’evitamento. Temendo di incontrare lo stimolo fobico, le persone che soffrono di fobia specifica evitano le situazioni potenzialmente pericolose arrivando a volte a vivere chiuse in casa, con una grande compromissione della loro vita sociale e lavorativa.
Ipocondria
L’Ipocondria o disturbo da ansia di malattia è una condizione di disagio caratterizzata da una preoccupazione eccessiva e infondata riguardo la propria salute, tanto che qualsiasi sintomo fisico, anche lieve, viene interpretato come segno di patologia.
- Timore di poter avere una grave malattia
- Assenza di sintomi somatici, o, se presenti, di lieve entità
- La persona mette in atto comportamenti correlati al problema di salute (es. eccessiva richiesta di assistenza medica) o riporta un evitamento disadattivo (es. evita di fare esami specialistici)
Il timore di avere un problema di salute è causato da un’interpretazione catastrofica di normali sensazioni fisiche lette dalla persona come segni di una grave malattia. Questa errata interpretazione porta a un mantenimento del quadro clinico nonostante le rassicurazioni del personale sanitario a cui la persona si rivolge. Tali convinzioni possono far sì che la persona si limiti nella vita di tutti i giorni: chi crede di essere malato si comporta ben diversamente da chi si considera sano. Possono risultare compromesse le relazioni interpersonali, il lavoro e i rapporti familiari.
Disturbo Ossessivo-Compulsivo
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un quadro clinico fortemente invalidante caratterizzato dalla presenza di pensieri intrusivi e ripetitivi (ossessioni) associati ad alti livelli d’ansia e spesso accompagnati da prolungati comportamenti volti a neutralizzare il pensiero ossessivo e l’ansia (compulsioni). La persona che soffre del Disturbo Ossessivo Compulsivo riconosce la natura patologica del proprio disagio e che le proprie ossessioni e compulsioni sono eccessive e irragionevoli.
- Presenza di ossessioni o compulsioni, oppure di ossessioni e compulsioni
- Le ossessioni e le compulsioni occupano molto tempo (più di un’ora al giorno) causando marcato disagio e interferendo con le abitudini della persona e col suo funzionamento quotidiano
- La persona tende ad evitare tutte le situazioni e gli oggetti che riguardano il contenuto delle ossessioni e delle compulsioni
La psicopatologia nucleare del Disturbo Ossessivo Compulsivo è costituita da alcune credenze specifiche: l’idea di dover avere un controllo assoluto sui propri pensieri; la sopravvalutazione della probabilità che avvenga un evento negativo temuto ma soprattutto l’averne la responsabilità e la colpa che comporteranno una condizione d’indegnità assoluta; l’intolleranza dell’incertezza; l’intolleranza dell’errore e la credenza che solo se si è perfetti e moralmente irreprensibili si è degni di valore; senso ipertrofico di responsabilità.
Disturbo Post Traumatico da Stress
Il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) è un quadro clinico che nella sua forma cronica si sviluppa solo in una piccola parte di persone esposte a un evento traumatico. Rappresenta l’incapacità di integrare l’esperienza traumatica con la visione che la persona ha di sé e del mondo.
- Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale
- Uno o più sintomi intrusivi associati all’evento:
- ricorrenti, involontari ricordi spiacevoli; dell’evento traumatico;
- sogni spiacevoli o incubi;
- flashback in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento traumatico si stesse ripresentando;
- intenso disagio nel contatto con stimoli che ricordano l’evento;
- marcate reazioni fisiologiche a fattori che scatenanti che ricordano l’evento.
- Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento (es. luoghi, colori, odori simili a quelli dell’evento; ricordi, pensieri, sentimenti associati all’evento)
- Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento (incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento, persistente stato emotivo negativo, convinzioni distorte su di sé e sugli altri)
- Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività associata all’evento (ipervigilanza e forti risposte di allarme; problemi di concentrazione; difficoltà relative al sonno)
- I sintomi sono presenti da più di un mese
- Il disturbo causa disagio clinicamente significativo
Caratteristiche tipiche di questo disturbo sono l’evitamento di oggetti o luoghi legati all’evento traumatico, l’iperattivazione fisiologica, il rimuginio per cercare di controllare e anticipare eventi nuovamente traumatici, il tentativo di colmare le lacune dei ricordi rievocando il maggior numero di dettagli possibili per poter evitare pericoli futuri, aumento dell’attenzione nei confronti della minaccia, comportamenti maladattivi come abuso di alcol e sostanza stupefacenti.
Insonnia e disturbi del sonno
Si fa riferimento a un gruppo di disturbi che possono incidere non solo sulla quantità di tempo che riusciamo a dedicare al sonno, ma anche sulla qualità di quest’ultimo, tenendo in considerazione anche la compromissione delle attività diurne conseguente a un alterato e non soddisfacente ritmo sonno-veglia. Il disturbo del sonno più diffuso è il disturbo da insonnia.
- Difficoltà ad addormentarsi ed iniziare il sonno
- Difficoltà a mantenere il sonno che è disturbato da frequenti risvegli e/o difficoltà a riaddormentarsi
- Risveglio precoce al mattino con conseguente difficoltà a riaddormentarsi
- L’alterazione del sonno è fonte di disagio significativo tanto da compromettere le normali abitudini di vita e si verifica almeno tre volte a settimana per un periodo di almeno tre mesi e non è attribuibile agli effetti di una sostanza
- Disagi che si possono provare durante il giorno: preoccupazioni relative al sonno; maggiore affaticabilità; senso generale di malessere spesso associato ad un tono dell’umore alterato e una maggiore irritabilità; diminuzione della capacità di concentrazione con un possibile peggioramento nel rendimento sociale e lavorativo; sintomi fisici, quali mal di testa, formicolii, stati tensivi, sintomi gastrointestinali
Si crea una sorta di circolo vizioso: le preoccupazioni e ruminazioni legate al non riuscire a dormire e agli effetti di una notte insonne sulle attività del giorno dopo provocano un’attivazione del sistema nervoso che rende a sua volta difficile il sonno. Anche le credenze irrealistiche sul sonno e sul bisogno esso, che tendono ad aumentare le preoccupazioni sull’insonnia e ad alimentare l’attivazione e l’ansia, producono un circolo vizioso che mantiene il disturbo del sonno.
Inoltre, spesso i tentativi di soluzione e i rimedi per l’insonnia che le persone mettono spontaneamente in atto per contrastare tale problematica sono controproducenti, alimentando l’insonnia stessa (es. i sonnellini pomeridiani o l’anticipare l’ora di addormentamento). Infine, anche le abitudini di vita come l’orario in cui ci si mette a letto, il consumo di alcolici, di caffeina, l’alimentazione e l’attività fisica possono alterare il sonno provocando questo disturbo.
Disturbidepressivi
Depressivo Maggiore
Il Disturbo Depressivo Maggiore è una problematica dell’umore caratterizzata da frequenti e intensi stati di tristezza e tendenza a non provare piacere nelle attività quotidiane. Le persone che soffrono di questo disturbo vivono in una condizione di frequente umore depresso, con pensieri negativi e pessimisti circa se stessi e il proprio futuro.
- L’umore è depresso per la maggior parte della giornata e quasi tutti i giorni
- Una marcata diminuzione di interesse o piacere per quasi tutte le attività svolte
- Perdita di peso non dovuta a dieta o un aumento di peso, oppure la diminuzione o l’aumento del senso di fame
- Disturbi del sonno, insonnia o ipersonnia, protratti e continuativi
- Agitazione o rallentamento psicomotorio
- Faticabilità e mancanza di energia
- Sentimenti di svalutazione o di colpa eccessivi o ingiustificati
- Ridotta capacità di pensare o concentrarsi su ogni attività e estrema indecisione in attività lavorative e extra-lavorative
- Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria o autolesiva
- I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in diversi ambiti di vita
Esistono comportamenti e pensieri che favoriscono lo sviluppo di circoli viziosi che mantengono nel tempo l’umore depresso.
Da un punto di vista comportamentale alcune persone sperimentano molta fatica ad affrontare le incombenze quotidiane iniziando, quindi, a rimandarle e a sentirsi maggiormente incapaci e fallite. Oppure tendono a isolarsi e ad evitare contatti sociali non permettendosi di vivere brevi momenti piacevoli.
Dal punto di vista cognitivo, si riscontra spesso l’utilizzo della ruminazione, ovvero il continuo e ripetitivo interrogarsi sulle cause e sulle conseguenze dei propri problemi e delle proprie difficoltà, con un focus specifico sugli eventi del passato. Inoltre, vi è una tendenza a svalutarsi, a sentirsi inadeguato, indegno o sfortunato. Infine, si riscontra frequentemente la tendenza a fare previsioni negative sul futuro e a mantenere l’attenzione solo sugli aspetti che mancano per essere felici o soddisfatti.
Depressivo Persistente
Il Disturbo Depressivo Persistente, o distimia, si contraddistingue per umore depresso presente per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, per almeno 2 anni.
- Umore depresso presente per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, per almeno 2 anni
- Due o più dei seguenti sintomi:
- scarso appetito o iperfagia;
- insonnia o ipersonnia;
- scarsa energia o astenia;
- bassa autostima;
- difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni;
- sentimenti di disperazione.
- Durante i due anni di malattia l’individuo vive con continuità i sintomi descritti o può avere rari e brevi momenti di maggior serenità
Esistono alcuni comportamenti tipici delle persone depresse che favoriscono lo sviluppo di circoli viziosi e che mantengono nel tempo l’umore depresso: continuo e ripetitivo interrogarsi sulle cause e sulle conseguenze del propri problemi e delle proprie difficoltà; riduzione o evitamento dei contatti sociali, delle normali attività quotidiane e dei compiti; tendenza a denigrarsi e a svalutarsi, sentirsi inadeguato, indegno o sfortunato anche di fronte a piccoli errori o difficoltà che appartengono alla vita di tutti i giorni; tendenza a fare previsioni negative sul mondo e sul futuro.
Altre problematiche psicologiche
I disturbi sopraelencati sono solo alcune delle problematiche psicologiche per cui una persona necessita di un percorso psicoterapeutico.
Infatti, i motivi che spingono una persona a chiedere aiuto possono non essere necessariamente inquadrabili in una diagnosi ma creare comunque un disagio psicologico significativo e quindi beneficiare di una psicoterapia. Tra queste vi sono problematiche d’ansia, di rabbia, dell’umore, del comportamento, relazionali, del sonno o alimentari.
In che modo?
Ciascuna problematica riportata dalla persona verrà valutata e trattata secondo procedure e tecniche strutturate, precise e condivise.
L’essere umano è come una locanda.
Ogni mattina un nuovo arrivo.
Momenti di gioia, di depressione, di meschinità,
a volte un lampo di consapevolezza giunge
come un visitatore inatteso.
Dai loro il benvenuto e intrattienili tutti!
Anche se c’è una moltitudine di dolori,
che violentemente svuota la tua casa
portando via tutti i mobili,
tratta ugualmente ogni ospite con rispetto.
Potrebbe aprirti a qualche nuova gioia.
I pensieri cupi, la vergogna, la malizia,
accoglili sulla porta con un sorriso,
e invitali a entrare.
Sii grato chiunque arrivi,
perché ognuno è stato mandato
dall’aldilà per farti da guida.
Rumi